CORONAVIRUS, LA FIM INIZIA LE VERIFICHE NELLE FABBRICHE
Rendere obbligatorio l’utilizzo dei DPI ed effettuare lo screening sui lavoratori
L’andamento della pandemia COVID-19 da qualche giorno nel nostro Paese ha fatto registrare, stando ai numeri della protezione civile, una lieve contrazione del numero di nuovi contagi e delle morti, che restano comunque alti.
Questa leggera inversione di tendenza ha ridato fiato a coloro che vorrebbero la riapertura immediata delle attività lavorative, la così detta “Fase 2”, questo, anche nella nostra Regione e nella Provincia di Udine in particolare.
Come Fim Cisl riteniamo che la scelta della riapertura delle attività lavorative, per la complessità e la delicatezza sanitaria e sociale, debba essere di pertinenza del Governo che sceglierà su indicazione delle autorità sanitarie.
Purtroppo continuiamo a registrare anche questa settimana nel settore metalmeccanico come molte aziende, sfruttando le deroghe del prefetto abbiano già ripreso la loro attività, seppur non a pieno regime, altre si stanno preparando alla riapertura.
Siamo tutti consapevoli delle difficoltà economiche che il fermo produttivo sta generando, ma siamo altresì convinti, che senza avere le opportune garanzie di sicurezza, riaperture avventate possano rappresentare un danno irreparabile se dovesse ripartire il contagio. Da questa situazione se ne esce insieme e a passi graduali, per questo non è immaginabile una ripartenza senza il coinvolgimento del sindacato, nessuno pensi di essere autosufficiente.
Vanno discussi insieme protocolli e tempi per mettere in campo le condizioni migliori a evitare un contagio di ritorno. Partire dal protocollo del 14 Marzo, e plasmarlo su ogni singola realtà aziendale immaginando di ampliare le pratiche da adottare rendendo obbligatorio l’utilizzo dei DPI: mascherine, guanti monouso, ecc., una rivisitazione degli spazi vitali e specifici protocolli di sanificazione e gestione dei trasporti, ma anche azioni preventive per la valutazione delle condizioni di salute delle persone che devono rientrare in fabbrica evitando di esporre le persone più fragili e suscettibili. Applicando dei protocolli specifici a salvaguardia e tutela dei lavoratori, si possono utilizzare le indagini sierologiche in collaborazione con le autorità sanitarie, come prevede l’accordo in Ferrari. Questo per avere un quadro più chiaro della situazione sanitaria utile ad evitare che riprenda il contagio, si può prevedere un consulto medico digitale/telefonico a disposizione dei lavoratori attraverso strutture specializzate, come già previsto in Freud-Bosch, si può e si deve fare tutto il possibile per garantire la salute che va messa al primo posto.
La FIM da oggi avvierà una campagna di monitoraggio all’interno di tutte le fabbriche per verificare la corretta attuazione delle pratiche previste dal protocollo per il contrasto della diffusione del virus Covid-19, al fine di assicurare che tutto possa essere pronto per quando la “Fase 2” entrerà nel vivo.
Bisogna sfruttare questo momento per costruire le condizioni di sicurezza massima ora, evitando di doverla rincorrere domani.